"Non sono un Libertador. I Libertadores non esistono. Sono i popoli che si liberano da sé."
Ernesto Che Guevara
Ernesto Che Guevara
Ad un giorno dal voto la situazione politica è peculiare: fra gli italiani regna una confusione senza precedenti. Basta scendere in strada, andare al bar per un caffè o semplicemente accendere la televisione per accorgersi dello stato d'animo di milioni di persone esasperate da una crisi economica che ha portato lo Stato sull'orlo del baratro.
La parola chiave è "rassegnazione", rassegnazione ad una situazione politico-economica in stallo che sembra non offrire vie d'uscita. Non c'è più fiducia nella politica, nello Stato, nelle Istituzioni in generale. Ma ciò che fa più paura è la grande insicurezza che ho trovato nelle parole della gente, in quelle di studenti, operai, imprenditori e pensionati: "Non ho idea di chi votare, tanto sono tutti uguali!"; una frase sentita e risentita da chi, come molti altri, non ha più fiducia in una classe politica che ci ha portati alla crisi, che non ha creato posti di lavoro, che ha compresso l'economia lasciando migliaia di lavoratori sul lastrico.
Una sola frase mi ha fatto particolarmente riflettere: "Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre effettive possibilità per troppo tempo, è ora di essere realisti e stringere la cinghia." Ma la domanda che mi pongo è: siamo veramente noi la causa di uno stile di vita degli eccessi oppure questo stile di vita è quello che ci è stato presentato come "ideale" per decenni? Tutto è cominciato nel 1947, anno di approvazione di quel Piano Marshall che prevedeva l'invio di aiuti materiali per gli Stati europei che uscivano distrutti dalla Seconda Guerra Mondiale. Già nel 1952 il cosiddetto "American Way of Life" era il sogno di milioni di italiani. Basti pensare alla cinematografia, ai primi programmi televisivi che ne seguirono, ad aziende come la ESSO che in quegli anni si facevano strada nell'economia italiana.
Ed è così che a partire dagli anni '60 gli istituti di credito iniziarono a concedere prestiti che, ahimè, erano al di sopra delle reali possibilità di restituzione degli italiani (e non solo). Intanto il debito pubblico cresceva, quello stesso debito pubblico che ha "costretto" il nostro ex Presidente del Consiglio Mario Monti ad attuare una politica economica dell'austerità per non far fare all'Italia la stessa fine della vicina Grecia.
I "nuovi politici" avevano due possibilità: salvare l'Italia oppure salvare gli italiani; penso che tutti sappiano quale sia stata la strada scelta. Ed è proprio così che il 24 e 25 Febbraio saranno molti coloro che voteranno Beppe Grillo, un ex-comico che ha saputo fondare la sua campagna elettorale sull'esasperazione e sui problemi degli italiani; un voto di protesta, dicono. Un voto dato a chi, però, vorrebbe distruggere tutto senza creare nulla.
Altro perno di questa campagna elettorale è stato il ritorno in campo del "Cavaliere". Silvio Berlusconi, che aveva ripetutamente affermato di non volersi ricandidare, è tornato sulla scena politica presentandosi come possibile Ministro dell'Economia. Il suo partito, il Popolo delle Libertà, ha "stranamente" scelto di coalizzarsi con la Lega Nord, un partito molto popolare anche al Sud, sebbene vorrebbe trattenere il 75% delle tasse al Nord. La loro battaglia è stata veloce e mirata: il tutto si è fondato sulla restituzione dell'IMU (Imposta Municipale Propria), per un totale di 4 miliardi di euro. L'ex Premier avrebbe voluto restituire questi soldi attraverso un accordo con la Confederazione Elvetica prelevandoli dai conti che gli italiani hanno nelle banche svizzere, eppure ieri il ministro delle Finanze svizzero, la signora Eveline Widmer-Schlumpf, ha affermato che a causa dell'incertezza del voto e della situazione economica italiana l'accordo non sarà possibile prima del 2015. La Svizzera dunque gela Berlusconi sull'IMU.
Nel frattempo oggi si sono chiuse le campagne elettorali: tutti attendono domani. Siamo di fronte alla scelta che potrebbe cambiare l'Italia.
Monti, Bersani, Berlusconi o Grillo? A prescindere dal risultato finale, non posso che sperare in un futuro migliore per la Nostra Italia.